Valenza – Una famiglia, una storia che cominciò col “Meneghìn”

Questa è una bella storia di famiglia. Nella Valenza “come una volta” funziona un po’ così. Entri dai Raspagni, in corso Matteotti, e ti immergi piacevolmente in un’atmosfera che sa di passato. Ci sono quadri degli antenati (non cosi vecchi certo…), ci sono diplomi, targhe, riconoscimenti. Articoli del giornale (il nostro grazie) che raccontano di questo o quel personaggio che ha dato lustro a una ditta che esiste dal 1889. I nomi si rincorrono. I Carlo e gli Attilio, ad esempio, passati da una generazione all’altra.
In principio fu Attilio Raspagnì, milanese convocato a Valenza da Vincenzo Melchiorre, quello a cui sì deve lo sviluppo del distretto orafo. Melchiorre era in cerca di manodopera per dar corso ai suoi progetti imprenditoriali. Raspagni rispose presente e diede il via a una lunga storia di famiglia, appunto. Una famiglia divenuta valenzana a tutti gli effetti perché qui, in riva al Po, nacque Carlo papà dì Giancarlo e Armando, quest’ultimo, a sua volta, papà dì Alessandro e di Carlo, che adesso guida l’azienda con il figlio Edoardo. C’è anche un altro figlio che si chiama Alberto Attilio.
Attilio capostipite, bonario, gioviale e dall’inconfondibile parlata milanese era detto ‘Il Meneghin’. Lo descrivono come un artista, un cacciatore abituato a vivere dalle parti del fiume.
Fin qui la storia, o almeno, una parte di essa. L’attualità è la produzione gioielliera della Raspagni, Antonella, moglie di Carlo e collaboratrice di Edoardo, pensa ai disegni. La specializzazione è il commercio all’ingrosso di preziosi.
Internet è la nuova porta spalancata sul mondo, ma il metodo di lavoro è antico. All’estero vengono acquistate le pietre: una scelta accurata, per soddisfare le esigenze di chi cerca la classicità, ma non necessariamente.
Il valore aggiunto è Alberto Attilio, che è gemmologo e perito del tribunale Classe 1983, ha un curriculum decisamente ricco. In numerosi viaggi ha maturato competenze in fatto di pietre. Lavora anche al Monte dei Pegni di Torino: «C’è sempre chi fa il furbo, anche in questo settore – spiega papà Carlo – Noi abbiamo la possibilità di offrire garanzie assolute: quel che commercializziamo è certificato al 100 per cento».
Della bontà dell’iniziativa s’è accorta anche il marchio “DiValenza” che dedica una parte della propria attività alle consulenze e alle perizie, proprio grazie ad Alberto Raspagni. «Non tutte le aziende- aggiunge Carlo – hanno un gemmologo a disposizione. Noi per fortuna, grazie ad Alberto, riusciamo a qualificare il prodotto».
Il momento del settore orafo è buono. «La ripresa è tangibile, almeno per i prodotti che potremmo definire medi. Per quelli eccezionali dobbiamo ancora attendere. Una volta il problema di Valenza ero vendere. Adesso è riuscire a produrre. Va forte il contoterzismo, monca l’artigiano vero». Qui, in corso Matteotti, non si produce ma si commercializza, puntando sulla qualità sia delle materie prime che della manifattura.

di Massimo Brusasco.

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